Europa, Europa

Un filo sottile sorregge la stabilità ad Atene

I vecchi comunisti europei perdonarono a Stalin l’alleanza con Hitler nel 1938 che costò l’integrità della Polonia, figuratevi se i loro nipotini nel 2015, non possono perdonare a Tsypras di essersi alleato con un signor nessuno come Panos Kammenos, il leader del partito nazionalista greco Anel. Dovrebbe solo preoccupare che la stabilità ad Atene, ora è appesa ad un filo sottile, quello che tiene uniti due partiti che su temi come immigrazione, diritti civili, matrimoni omosessuali e rapporto Stato-Chiesa, sembrano non lontani, ma persino su pianeti opposti. Scampato il pericolo europeista la Grecia si trova con un governo prossimo ad andare letteralmente in pezzi e ad un corto circuito politico di proporzioni incommensurabili. Quello che più sorprende, però, sono i toni incoraggianti e soddisfatti che provengono dalle capitali europee. Anche quelli di Hollande e Renzi, si sono sommati a quelli pronunciati da Marina le Pen, Salvini e Vendola, Farage a Londra e Iglesias leader di Podemos a Madrid. Ora Hollande e Renzi pensano di potersi portare il governo greco dalla loro parte, per chiedere una maggior flessibilità all’Unione europea nei confronti dei Paesi membri. Eccellente, se non fosse che il debito della Grecia ha come creditori principali Italia e Francia e potrebbe anche finire che noi rinunciamo a recuperare il nostro, senza che poi il nostro verso terzi ci venga mai rimosso. Preoccupa ancora di più l’idea che in Grecia si sia saldata un tipo di coalizione ignota finora nel resto dell’Europa occidentale e pure capace di dare un segno completamente diverso al bipolarismo quale lo si conosceva. Non ci sono più moderati contro estremisti, e meno che mai sinistra contro destra: solo europeisti ed antieuropeisti. Questa potrebbe essere davvero la linea di demarcazione che ricostruisce le alleanze politiche continentali, chi vuole l’Europa e chi no. Dopo di che, quello che succede, succede. Se in Italia metti insieme, Vendola, Salvini, la Meloni e la parte fassiniana del Pd, saremmo davvero poi vedere le prospettive di governo, come ancora aspettiamo di vederla in Grecia. Non vorremmo che nel desiderio di uscire dalla morsa del rigore europeo, si finisse nella tenaglia dell’ingovernabilità nazionale, tale per cui salta per aria L’Europa e diciamo che questo può passare, se non che subito dopo saltano per aria anche i nuovi stati nazionali per la latente conflittualità al loro interno. Lo abbiamo scritto ieri come una prima impressione che a poche ore dal voto si rafforzata. Messa in crisi l’Europa, la crisi attacca gli stessi Stati che l’hanno aperta, esattamente come avvenne nel 1917. Verrebbe da credere che non esistono stati nazionali senza un’unione europea. Purtroppo invece non è così: esistono Stati nazionali nonostante l’Unione europea che si contrappongono ad essa e fra loro stessi in un modo tale che la tensione suscitata si traduce in una guerra. Cancellate questi ultimi settanta anni di pace interna ai confini e scoprirete che la storia europea per metà ‘900 e per tutti i secoli precedenti si è scritta solo con il ferro ed il sangue e campi pieni di fosse. Rischiamo di ricordarcelo tutti molto presto.

Roma, 27 gennaio 2015